lunedì, dicembre 04, 2006

Volevamo essere la Juve

Vorrei frequentare più assiduamente il blog, ma il tempo è tiranno. Copio e incollo dalla rete un articolo che, chiaramente con qualche iperbole e provocazione, esprime un paio di concetti interessanti di cui qualche volta si è discusso (Vedi mio post "Luna di Miele") che già da un pò volevo riproporre. Come precisazione aggiungo che il pezzo è stato scritto nella settimana successiva a Palermo - Inter.

Qui si spiegano tutte le ragioni della più grande crisi della storia dell’Inter, l’attuale

Dopo tredici giornate di campionato, l’Inter di Roberto Mancini guida la classifica della serie A, stagione 2006/2007, con quattro punti di vantaggio sulla seconda, sei sulla terza. Dopo aver vinto uno scudetto (il quattordicesimo), una Coppa Italia (la seconda consecutiva), una supercoppa italiana (con la Roma) e dopo aver visto sfumare soltanto nel finale la vittoria nel trofeo estivo “Birra Moretti” (contro Juve e Napoli), la squadra più forte, più compatta, più continua, intelligente, solida, robusta, vincente, la squadra più squadra del campionato, la squadra che tiene persino i ritmi di quella storica di Trapattoni, che dal 1950 non andava
così bene, che Mancini è un allenatore da record, che la squadra è una squadra dei miracoli, la squadra financo più alta del campionato (media giudiziosamente calcolata dalla Gazzetta dello Sport, 4.228 centimetri totali, 183 centimetri cadauno, riportava il quotidiano), è proprio quella di Massimo Moratti. L’Inter non è mai stata così grande, non ha mai avuto giocatori così forti,
l’Inter non ha mai vinto così tanto, l’Inter non è mai stata così forte. L’Inter non è mai stata così in crisi. Perché l’Inter è condannata a vincere, ma anche se poi vince, riesce ugualmente a perdere. Senza la Juve (in B), senza il Milan (otto punti di penalizzazione), con uno scudetto
vinto – come spesso capita all’Inter – già sotto l’ombrellone, quest’estate. Con la squadra più forte, l’allenatore più bello, il presidente più elegante, la squadra più alta. Nell’anno in cui l’Inter è la squadra pulita del primo campionato pulito, nell’anno in cui all’Inter è stato assegnato uno scudetto da un suo ex consigliere di amministrazione (Guido Rossi, commissario uscente
della Figc, all’Inter dal 1995 al 1999) e dal figlio di un suo ex dipendente (Paolo Nicoletti, ex subcommissario della Figc, figlio di Francesco Nicoletti, collaboratore di fiducia di Angelo Moratti, papà di Massimo Moratti), nell’anno in cui nel cda dell’Inter ci sono tre membri su otto (Carlo Buora, Pier Francesco Saviotti, Marco Tronchetti Provera) che fanno (o facevano) capo a un’azienda guidata da un suo ex consigliere d’amministrazione (Guido Rossi) e che è anche la stessa (la Telecom) che sponsorizza il campionato di serie A Tim, nell’anno in cui trionfa, l’Inter è come se avesse già perso tutto.

L’Inter stravince, ma è in crisi. Vince perché non c’è più la Juve, vince perché c’è stato calciopoli, vince, come doveva vincere il Pds dopo tangentopoli, solo perché c’è stato calciopoli. Perché l’Inter trionfa con gli ex giocatori della Juve (Viera e Ibrahimovic, a segno domenica), vince con l’allenatore della Gea (ma Mancini non lo ha mai confermato), vince col viceallenatore della Gea (Mihajlovic), con un ex giocatore Gea (Marco Materazzi), in un campionato dove la terza squadra in classifica è allenata da Guidolin (al Palermo, ex della Gea), la seconda ha un direttore sportivo ex Gea (la Roma, con Pradè), la quarta ha un presidente vicino alla Gea (il Livorno, con Spinelli) dove alcuni tra i giocatori più forti (Mutu, Stankovic, Amelia, Bianchi, Aquilani) sono tutti giocatori che erano della Gea. Ma dove però, vedi Zamparini domenica scorsa, si dice ancora: “Qui non è cambiato nulla, è peggio di Moggiopoli”, e così via. L’Inter è in crisi. Vince, ma riesce a perdere. Segna, ma riesce a non vincere. Non ha problemi e quindi, proprio per questo, i problemi possono solo arrivare. Vincerà lo scudetto, ma lo farà nell’anno in cui non si poteva
proprio non vincere. Vincerà questo, vincerà anche il prossimo, ha vinto anche l’ultimo, vincerà – c’è da giurarci – pure il trofeo “Birra Moretti”, ma lo farà solo perché si è trasformata in quella stessa Signora del calcio che ora, però, si trova in serie B. Perché l’Inter è la squadra più forte ma è anche la squadra della patente di Recoba (falsa), del nandrolone di Kallon, dell’ematocrito di Martins, delle fidejussioni fuori tempo, della condanna a sei mesi di reclusione (sostituiti con una pena pecuniaria) per aver concorso a falsificare un passaporto (il St. Etienne, in Francia, cinque anni fa, per aver falsificato i passaporti di due suoi giocatori finì in B con sette punti di penalizzazione). Perché l’Inter per diventare la nuova Signora del calcio è diventata come
la Signora che criticava, con il piccolo particolare che se prima l’Inter era la squadra che faceva tenerezza perché non vinceva mai, perché scambiava Coco con Seedorf, regalava Pirlo al Milan comprava giocatori solo perché erano mancini, cedeva Cannavaro (Pallone d’oro) per Carini (terzo portiere, molto basso), ora invece – l’Inter – non è neanche più simpatica, ed è diventata la squadra del “siete come la Juve, come la Juuuvee (minuto 77, Palermo, stadio Renzo Barbera, domenica scorsa). Perché se l’Inter vincerà lo scudetto, come lo vincerà, lo vincerà con gli stessi arbitri che avrebbero fatto vincere lo scudetto a Moggi (il fatto che nella Juve ci fossero Cannavaro, Buffon e mezza squadra campione del mondo e mezza squadra vicecampione del mondo era effettivamente irrilevante), vincerà con i giocatori e gli allenatori della Gea di Moggino e Lippino (ora sciolta, forse perché aveva i giocatori più bravi del campionato). L’Inter vincerà lo scudetto, ma lo farà nell’anno in cui era impossibile non vincerlo, nell’anno in cui era troppo bella, troppo forte, troppo alta per perderlo. Lo farà nell’anno in cui aveva così tanto da perdere che alla fine, pure se lo scudetto non lo perderà, l’Inter riuscirà ugualmente a non vincerlo. E se poi lo vincerà, lo farà soltanto perché c’è stata calciopoli, lo farà con gli uomini Gea, i calciatori Gea, i dirigenti Gea,
e i giocatori della Juve e vincerà proprio come se fosse la Juve, non come se fosse l’Inter.

4 commenti:

  1. Ma nei forum della Juve vi ripetete queste cose per farvi coraggio nella buia foresta della serie B?

    Voglio dire, magari a uno viene voglia di rispondere per le rime. Fino tipo al quarto-quinto paragrafo.

    Poi resta solo da dire patetici

    Ah, Putin è interista, Fidel Castro ha una maglia personalizzata dell'Inter, Kim Il-Sung tifava nerazzurro, Andreotti dice che è della Roma però è stato visto baciarsi sulla bocca con Prisco buonanima, Briatore ha un nipote che fa il raccattapalle ad Appiano Gentile, Gunter Grass ha lasciato le SS e ha cominciato ad odiare i nazisti quando il Bayern Monaco ha battuto l'Inter 1-0, gol del papà di Ratzinger, su rigore inventato.

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  2. Eh si, saremo patetici, ma le informazioni che sono nell'articolo sono dati di fatto.

    Guarda, prova a fare così, lascia per un attimo stare la Juve e metti Berlusconi e il Milan al posto di MorattiTronchetti e l'Inter: non avanzeresti i tuoi dubbi su questa rete di conflitti di interesse? Oppure perchè c'è di mezzo l'Inter garantisci tu per loro? Comunque il concetto non è dimostrare che la Juve era onesta, ma che sempre le vittorie del calcio implicano un sistema politicamente ed economicamente potente e influente, è stato così per il Milan, per la Juve, e l'Inter non fa differenza, nè ora nè all'epoca della Grande Inter.

    Mi dispiace deluderti, ma il mondo in cui una squadra vince perchè è la più sportiva, la più bella, la più alta, amata da tutti, a cui gli avversari lanciano fiori e baci non esiste e ve l'hanno urlato forte, con parole loro, i tifosi del Palermo. E almeno in quella circostanza, a ragione.

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  3. Mi sembri il bue che dice cornuto all'asino.

    Facciamo così, prenditi la briga di pensare ai tuoi "dati di fatto" uno per uno e vedrai che sono ad uso e consumo di gente che non smette di rosicare e vuol tirare tutto nel fango.

    Dopotutto i palermitani hanno ragione quando per denunciare i furti gridano COME LA JUVE, SIETE COME LA JUVE

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