venerdì, maggio 16, 2008

Pennivendoli

Non commenterò troppo sulle attenzioni particolari che la stampa riserva all'Inter, invece di ringraziarla per tutto il materiale che fornisce a differenza di noiose e bacchettone squadre come il Milan o la Juve.

Mi limiterò a citare un articolo del corriere.it

Domenico Brescia, il sarto indagato per spaccio di droga e noto nell'ambiente dell'Inter al centro di numerose intercettazioni con giocatori, l'allenatore Roberto Mancini e altri esponenti nerazzurri, è stato fermato dai carabinieri su provvedimento del pm di Milano, Marcello Musso. Il fermo è avvenuto nella tarda serata di giovedì, ma si è saputo solo oggi. Il provvedimento si sarebbe reso necessario dopo quella che alcuni investigatori hanno definito «una fuga di notizia che rischia di mandare a monte un'inchiesta iniziata due anni e mezzo fa»


Ovvero, per pubblicare uno "scoop" sull'Inter nella settimana cruciale per l'assegnazione dello scudettto qualche giornalista (amante dei gatti neri per caso?) rischia di mandare all'aria due anni e mezzo di lavoro investigativo.

4 commenti:

  1. Mi allineo al commento del mitico Giampiero Mughini:


    Figuriamoci se siamo qui a mettere i bastoni fra le ruote ad atleti e tifosi dell'Inter che aspettano trepidanti la conclusione (vittoriosa) di un campionato in cui sono stati in testa dalla quinta giornata alla penultima. Certo che domenica prossima vincerà la migliore fra Inter e Roma, com'è sempre successo nel gran torneo di calcio, dove 29 volte ha vinto la Juve e 14 l'Inter (il loro 14° scudetto, com'è ben noto, è di aria fritta e dunque non vale, e dunque finora ne hanno vinti solo 14). Certo che questa faccenda delle telefonate assidue tra un bel po' di gente interista e un pregiudicato emerito, quel Domenico Brescia che in fatto di appartenenza ai clan mafiosi ha pochi rivali, qualche sorrisino se lo merita. Nessun dolo e nessuna insinuazione da parte nostra. Nessunissimo. Può succedere che persone della cui specchiatezza noi non abbiamo alcun dubbio - il mister Roberto Mancini, capitan Javier Zanetti, il Marco Materazzi di cui sono uno speciale ammiratore e che ringrazio di avermi telefonato perché domenica scorsa avevo detto due paroline a difesa del suo onore - parlino al telefono con un emerito farabutto. Le intercettazioni e l'Italia miserevole
    Niente di penalmente o moralmente rilevante. Solo parole pronunciate innanzi alla cornetta. Nulla che cambi la storia del calcio. Un'intercettazione telefonica è solo una cosa miserevole. Fossero intercettati ministri, direttori di giornali, segretari di partito, in ogni caso ne verrebbe fuori un'Italia miserevole e una società italiana da quattro soldi. Il potere si nutre di cose miserevoli. Non sarebbe il potere, altrimenti. E dunque nessunissima nostra insinuazione contro la gran quantià di intercettazioni dove a un lato della cornetta c'era un uomo in maglia nerazzurra e dall'altra un farabutto. Epperò non è stato così nell'estate del 2006. In quell'estate 2006 non c'è stato scampolo di intercettazioni ai danni della Juve e del suo onore che non andasse sulle prime pagine dei giornali. Un gran trambusto quando apparve che il figlio di Luciano Moggi volesse trombarsi una splendida conduttrice televisiva, un episodio così e così rispetto alla Breccia di Porta Pia. Un trambusto da far cadere giù il Colosseo quando Lucianone millanta credito con un suo amico giornalista, a dirgli che ha chiuso l'arbitro in uno sgabuzzino. Una tale fanfaronata, eppure presa alla lettera da giudici sportivi che Guido Rossi, ex membro del consiglio d'am ministrazione dell'Inter, aveva sostituito alla bisogna. Titoloni di giornale quando sembrava risultasse che Moggi aveva telefonato 42 volte a un arbitro che avrebbe giudicato un Juve-Milan molto importante, insomma che ci avesse messo 42 telefonate a corromperlo e anche se di quella corruzione non esiste la benché minima traccia. Buffoni, buffonate. Mai e poi mai ricambieremo gli amici dell'Inter della stessa moneta. Ci sia di mezzo Massimo D'Alema, l'ex governatore della Banca d'Italia o Roberto Mancini, per noi le intercettazioni valgono poco meno che niente. È ovvio che al telefono si parli di business e di troie. Poi, tutto sta a vedere. Dico "Moggi" e sciacquo la bocca

    Domenica prossima vinca il migliore, e sino alla penultima giornata i migliori sono stati quelli dell'Inter e seppure con un solo punto di vantaggio sulla Roma povera ma bella. Certo che se dovessero andar sotto e la Roma trionfasse, tutti quei loro discorsi sul fatto che per vent'anni erano arrivati ottavi, quarti, quinti in ragione dell' "organizzazione a delinquere" pilotata da Luciano Moggi (scusate, vado un attimo di là a lavarmi la bocca dopo avere pronunciato il suo nome) finirebbero nella monnezza che meritano. il commento Chiacchierare con un farabutto non è illecito, esattamente come erano senza macchia le conversazioni della Triade Telefonate irrilevanti come quelle della Juve Ma Moggi fu crocifisso

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  2. Mi tocca quindi commentare :)

    - Temevo esattamente questo, che Mughini e tutte le Vedove Piangenti partissero dlala parola "intercettazioni" per partire con pipponi più o meno deliranti.

    - Commentare un delirio è solo una perdita di tempo, mi limito a far notare che c'è chi continua a considerare proprî due scudetti conquistati con slealtà: questo dà perfettamente la misura della persona.

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  3. Sull'uso di certe intercettazioni ha ragione, quando c'era di mezzo Moggi era uno scandalo pazzesco perchè il figlio si voleva trombare la D'Amico o diceva che il figlio di Bettega era un pirla. E giù a buttare tutto nel calderone. Comunque, viste le tempistiche in cui queste notizie escono, una cosa è sicura: l'Inter sta parecchio sulle balle. Soprattutto alla seconda squadra di Milano.

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  4. Lo sai che basta parlare del Milan come "seconda squadra di Milano" per intenerirmi, chiudo quindi qui i commenti :)

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