mercoledì, dicembre 06, 2006

Tre Ottavi di Cempions

Vince la Roma contro il Valencia, 1-0, gol di Panucci (quarto in 4 partite) e passa come seconda.
Pareggio a Monaco dell'Inter 2 contro il Bayern titolare, e passano anche i nerazzurri come secondi

Sono 3 le squadre passate agli ottavi ne manca una.

Il Chievo.

martedì, dicembre 05, 2006

Uomo morde cane

21 calciatori implicati, sospetti di partite truccate e via andare.

Qual è la notizia?

Non c'è nemmeno uno juventino di mezzo.

Pecunia non Olet

Ernesto Pellegrini, presidente dell'Inter che ha preceduto l'attuale non si preoccupava di essere il fornitore delle mense della FIAT e quindi ricevere soldi degli Agnelli, proprietari della Juventus.

Oggi la Juventus non si preoccupa di ricevere soldi dalla Telecom, di proprietà della Pirelli il cui AD ha un'importante quota azionaria dell'Inter.

Ma tanto fa comodo parlare male di chi intercetta dimenticando che è quello che ti dà la paghetta.

Anni Settanta

1971: L'Inter vince quasi a sorpresa il dodicesimo scudetto, strappandolo al Milan di Rocco che non ha ancora la stella (ci arriverà 9 anni dopo), la Juventus ha 13 scudetti .

Italo Allodi ha già lasciato la "Grande Inter" assieme a Moratti (padre) lasciandola in mano al bravuomo Fraizzoli.

La Juventus decide che per vincere si debbano prendere gli uomini migliori e quindi ingaggia Italo Allodi che le fa vincere da subito 2 scudetti, e arriviamo nel 1973.

L'arbitro di Juventus - Derby County denuncia all'UEFA un grossolano tentativo di corruzione da parte dei bianconeri, con tanto di registrazione della conversazione.
Si alza un polverone che Artemio Franchi, presidente dell'UEFA mette a tacere, nessuno viene punito.

Italo Allodi, al quale non avevano ucciso l'anima, sceglie come conseguenza di lasciare i bianconeri e mettersi a servigio direttamente della FIGC e della Nazionale (con pochi risultati in effetti).

Nel 1971 le tre maggiori squadre avevano vinto 13, 12 e 9 scudetti a testa.
Dal 1971 al 2006 la Juventus vince 16 scudetti.
Non è che davvero sapeva solo rubare ed è caduta nel peccato di superbia?
Perché alla fine col Derby County la Juve vinse lo stesso e l'anno scorso lo scudetto lo vinse lo stesso ma chi troppo vuole...

lunedì, dicembre 04, 2006

Volevamo essere la Juve

Vorrei frequentare più assiduamente il blog, ma il tempo è tiranno. Copio e incollo dalla rete un articolo che, chiaramente con qualche iperbole e provocazione, esprime un paio di concetti interessanti di cui qualche volta si è discusso (Vedi mio post "Luna di Miele") che già da un pò volevo riproporre. Come precisazione aggiungo che il pezzo è stato scritto nella settimana successiva a Palermo - Inter.

Qui si spiegano tutte le ragioni della più grande crisi della storia dell’Inter, l’attuale

Dopo tredici giornate di campionato, l’Inter di Roberto Mancini guida la classifica della serie A, stagione 2006/2007, con quattro punti di vantaggio sulla seconda, sei sulla terza. Dopo aver vinto uno scudetto (il quattordicesimo), una Coppa Italia (la seconda consecutiva), una supercoppa italiana (con la Roma) e dopo aver visto sfumare soltanto nel finale la vittoria nel trofeo estivo “Birra Moretti” (contro Juve e Napoli), la squadra più forte, più compatta, più continua, intelligente, solida, robusta, vincente, la squadra più squadra del campionato, la squadra che tiene persino i ritmi di quella storica di Trapattoni, che dal 1950 non andava
così bene, che Mancini è un allenatore da record, che la squadra è una squadra dei miracoli, la squadra financo più alta del campionato (media giudiziosamente calcolata dalla Gazzetta dello Sport, 4.228 centimetri totali, 183 centimetri cadauno, riportava il quotidiano), è proprio quella di Massimo Moratti. L’Inter non è mai stata così grande, non ha mai avuto giocatori così forti,
l’Inter non ha mai vinto così tanto, l’Inter non è mai stata così forte. L’Inter non è mai stata così in crisi. Perché l’Inter è condannata a vincere, ma anche se poi vince, riesce ugualmente a perdere. Senza la Juve (in B), senza il Milan (otto punti di penalizzazione), con uno scudetto
vinto – come spesso capita all’Inter – già sotto l’ombrellone, quest’estate. Con la squadra più forte, l’allenatore più bello, il presidente più elegante, la squadra più alta. Nell’anno in cui l’Inter è la squadra pulita del primo campionato pulito, nell’anno in cui all’Inter è stato assegnato uno scudetto da un suo ex consigliere di amministrazione (Guido Rossi, commissario uscente
della Figc, all’Inter dal 1995 al 1999) e dal figlio di un suo ex dipendente (Paolo Nicoletti, ex subcommissario della Figc, figlio di Francesco Nicoletti, collaboratore di fiducia di Angelo Moratti, papà di Massimo Moratti), nell’anno in cui nel cda dell’Inter ci sono tre membri su otto (Carlo Buora, Pier Francesco Saviotti, Marco Tronchetti Provera) che fanno (o facevano) capo a un’azienda guidata da un suo ex consigliere d’amministrazione (Guido Rossi) e che è anche la stessa (la Telecom) che sponsorizza il campionato di serie A Tim, nell’anno in cui trionfa, l’Inter è come se avesse già perso tutto.

L’Inter stravince, ma è in crisi. Vince perché non c’è più la Juve, vince perché c’è stato calciopoli, vince, come doveva vincere il Pds dopo tangentopoli, solo perché c’è stato calciopoli. Perché l’Inter trionfa con gli ex giocatori della Juve (Viera e Ibrahimovic, a segno domenica), vince con l’allenatore della Gea (ma Mancini non lo ha mai confermato), vince col viceallenatore della Gea (Mihajlovic), con un ex giocatore Gea (Marco Materazzi), in un campionato dove la terza squadra in classifica è allenata da Guidolin (al Palermo, ex della Gea), la seconda ha un direttore sportivo ex Gea (la Roma, con Pradè), la quarta ha un presidente vicino alla Gea (il Livorno, con Spinelli) dove alcuni tra i giocatori più forti (Mutu, Stankovic, Amelia, Bianchi, Aquilani) sono tutti giocatori che erano della Gea. Ma dove però, vedi Zamparini domenica scorsa, si dice ancora: “Qui non è cambiato nulla, è peggio di Moggiopoli”, e così via. L’Inter è in crisi. Vince, ma riesce a perdere. Segna, ma riesce a non vincere. Non ha problemi e quindi, proprio per questo, i problemi possono solo arrivare. Vincerà lo scudetto, ma lo farà nell’anno in cui non si poteva
proprio non vincere. Vincerà questo, vincerà anche il prossimo, ha vinto anche l’ultimo, vincerà – c’è da giurarci – pure il trofeo “Birra Moretti”, ma lo farà solo perché si è trasformata in quella stessa Signora del calcio che ora, però, si trova in serie B. Perché l’Inter è la squadra più forte ma è anche la squadra della patente di Recoba (falsa), del nandrolone di Kallon, dell’ematocrito di Martins, delle fidejussioni fuori tempo, della condanna a sei mesi di reclusione (sostituiti con una pena pecuniaria) per aver concorso a falsificare un passaporto (il St. Etienne, in Francia, cinque anni fa, per aver falsificato i passaporti di due suoi giocatori finì in B con sette punti di penalizzazione). Perché l’Inter per diventare la nuova Signora del calcio è diventata come
la Signora che criticava, con il piccolo particolare che se prima l’Inter era la squadra che faceva tenerezza perché non vinceva mai, perché scambiava Coco con Seedorf, regalava Pirlo al Milan comprava giocatori solo perché erano mancini, cedeva Cannavaro (Pallone d’oro) per Carini (terzo portiere, molto basso), ora invece – l’Inter – non è neanche più simpatica, ed è diventata la squadra del “siete come la Juve, come la Juuuvee (minuto 77, Palermo, stadio Renzo Barbera, domenica scorsa). Perché se l’Inter vincerà lo scudetto, come lo vincerà, lo vincerà con gli stessi arbitri che avrebbero fatto vincere lo scudetto a Moggi (il fatto che nella Juve ci fossero Cannavaro, Buffon e mezza squadra campione del mondo e mezza squadra vicecampione del mondo era effettivamente irrilevante), vincerà con i giocatori e gli allenatori della Gea di Moggino e Lippino (ora sciolta, forse perché aveva i giocatori più bravi del campionato). L’Inter vincerà lo scudetto, ma lo farà nell’anno in cui era impossibile non vincerlo, nell’anno in cui era troppo bella, troppo forte, troppo alta per perderlo. Lo farà nell’anno in cui aveva così tanto da perdere che alla fine, pure se lo scudetto non lo perderà, l’Inter riuscirà ugualmente a non vincerlo. E se poi lo vincerà, lo farà soltanto perché c’è stata calciopoli, lo farà con gli uomini Gea, i calciatori Gea, i dirigenti Gea,
e i giocatori della Juve e vincerà proprio come se fosse la Juve, non come se fosse l’Inter.

domenica, dicembre 03, 2006

Internacional

22 reti sulle 42 che tengono l'Inter in testa al campionato con 4 punti di distacco dalla Roma sono state segnate da argentini. Oppure meno, visto che Crespo è cittadino italiano tanto quanto Camoranesi?